Domenico Guaragna Cardaropoli

La Grande Cometa del 1680 (cometa di Kirch), avvistata nel mese di novembre e ripresentatasi luminosissima alla fine di dicembre, e la cui osservazione portò alle scoperte newtoniane sull’orbita delle comete, lasciò una scia amplissima di opere ad essa dedicate.

Domenico Guaragna Cardaropoli, padre francescano studioso di scienze astronomiche, scrisse una dissertazione che fu letta, trovandosi egli in quel tempo in Sicilia, nell’Accademia degli Svegliati in Messina. A distanza di qualche anno Domenico Merenda la pubblicò in Cosenza, presentandola però come edizione di Nicolò Pezzana in Venezia. L’opera, l’unica nota del frate moranese, apparve col titolo di Il sentimento su la cometa del MDCLXXX: In occasione della quale si ragiona della natura, generazione, effetti, e proprietà di tutte l’ altre Comete.

Nelle immagini in basso il frontespizio del volumetto e la dedica a Francesco Pignatelli (allora arcivescovo di Taranto).

Di seguito la trascrizione dell’avvertenza ai lettori.

Domenico Merenda à i Lettori

Egli son già trascorsi molt’anni da che si fece vedere sù’l nostr’Orizzonte smisurata Cometa, la quale porse materia di discorso à varie adunanze di valent’uomini letterati, e fra l’altre, che n’ebbero ragionamenti, fù la non meno nobile, che dotta Accademia di Svegliati della Città di Messina, dove interveniva il P. Fr. Domenico Cadalopoli, all’ora Provinciale de Minori nella Provincia de sette Martiri; il quale per compire il suo debito disse ancora a cotal bisogna il suo parere, e essendo nell’umane, e divine lettere versato, si il fece egli con tanta erudizione, ed eloquenza unendo alla candidezza e suavita dello stilo la sodezza delle dottrine, che a capo a molto tempo pervenuto nelle mie mani un tal discorso, lo giudicai con molti amici meritevole di pubblicarsi all’universalità de letterati, per mezzo delle stampe, e se bene l’Autore in su’l principio si dimostrasse in ciò un poco duro, e restio, per tema, che non sarebbero mancati calunniatori, che pieni di mal talento l’apprestassero le punture; Pure come colui, che all’altre sue rare doti ave congiunta la dolcezza de costumi, sforzato (per dir così) dalle nostre replicat’istanze, alla perfine vi condiscese; e parendole, che uscisse alla luce molto umile, e senza verun’ornamento, volle in pochi giorni se non compiutamente, perfettionarla almeno in un certo modo, aggiungedovi, e menomandala ove più li venne in destro; e con ciò hò giudicato che abbiamo a superci grado nel tempo, ch’intramettono in leggendola gli amatori delle astronomiche discipline, contenendo questo discorso molte nuove, ed ingegnose sentenze da nessun’altro fin’ora divisate […]

Va poi diretta quest’opra à quei benigni lettori che essendo dotati d’un animo cortese, e gentile non sono parchi, e restij in compartire le lodi, qual’ora conoscono esserne l’Autor meritevole, e mirando di buon occhio l’altrui fatiche, scusano, e non incolpano li difetti, come uomini di buon sentimento. E non à certi Appuntini, ch’in leggendo l’altrui scritti ad altro non mirano, che à riprendere, o malignare; e non avendo altro modo d’inalzarsi, cercano d’abbassare la gloria altrui, quand’eglino se ne stanno spenzoloni con le mani alla cintola, mostrando essere al mondo per far numero, ed ombra […]

Hà poi l’Autore procurato con ogni studio quella maggior chiarezza, che l’è stata possibile, acciò questa sua diceria ne fusse divenuta candida, e pura, e l’hà fatt’egli in tal guisa, che per questo sovente ha voluto discendere ad uno stile più basso, e domestico, anzi, che dare in una affettata oscurità, avendo così appreso da eccellenti Maestri, come sono , Alesandro Piccolomini, Galileo Galilei, Francesco Redi; & altri; E s’è stato vago di framettere in questa sua operetta, varie voci, locuzioni, e maniere antiche, anzi che nò, non mica però rancie, e disusate, ma confacenti al buon uso del favellare, e dello scrivere, ciò l’ave apparato dal balio della nostra lingua Monsignor Bembo, il quale non fù schifo di spargere tali voci, e maniere eziandio nelle lettere famigliari, e se bene si protesta l’Autore di non scrivere Toscano, non essendo peso per le sue braccia, nulla però di manco brama d’avvicinarsi à quella nobile, e gentile favella, per quanto dalle continue applecazioni permesso.

Intorno alla stampa vi sono occorsi moltissimi errori, non avendovi potuto assistere l’Autore, perche impedito da gravi cure del Convento, onde si sono emendati li più notevoli nell’ultimo foglio. Vivi felice.

Frontespizio del volume Dedica del volume